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Conversazioni – La letteratura è di scena, la terza edizione nel 2019 a Bari

alla Mediateca Regionale Pugliese di Bari


L’Associazione culturale Felici Molti in collaborazione e con il sostegno di Apulia Film Commission, della Regione Puglia e della Mediateca Regionale Pugliese presenta la terza edizione di Conversazioni – La letteratura è di scena dal 16 al 20 settembre 2019 presso la Mediateca Regionale Pugliese di Bari. “Conversazioni – La letteratura è di scena” è un progetto nato con l’obiettivo di proporre le storie più originali nel panorama letterario e teatrale facendole vivere attraverso gli adattamenti scenici degli autori stessi, degli attori e dei dramaturg.

Itinerante per vocazione, nell’agosto 2017 e in quello 2018 “Conversazioni” si è tenuto in Trentino Alto Adige nel Parco Asburgico di Levico Terme con il patrocinio del Centro interuniversitario per il teatro, il cinema e le arti visive dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e in collaborazione con il Grand Hotel Imperial di Levico.

Un primo evento a Bari (presso il BaLab dell’Ateneo barese) ha registrato nel novembre 2018 un positivo riscontro di pubblico, nell’ambito di un seminario testoriano a cura della Associazione Felici Molti con l’attrice Premio Ubu Federica Fracassi in collaborazione con la Cattedra di Drammaturgia del Dipartimento LeLiA.

Nato come una rassegna letteraria (che ha visto protagonisti nel 2017 Alessandro Zignani, Tommaso Ragno, Tony Laudadio, Laura Bonalumi, Enrico Ianniello) nella seconda edizione è diventato un Festival di teatro, musica e letteratura con Maurizio Donadoni, Francesca Della Monica, Laura Piazza, Maurizio Fanin, Irene Gianeselli, Giuseppe Calvino, Federica Fracassi.

Dopo l’esperienza nel Trentino, l’Associazione, che il 5 luglio 2019 festeggia i suoi primi tre anni di attività desidera omaggiare la sua regione, la Puglia, e la sua città, Bari, dove sono radicate le proprie origini legali e affettive, con un programma rappresentativo di questi primi tre anni di incontri, collaborazioni e ricerca aggiungendo alle forme della letteratura, della musica e della drammaturgia quelle della cinematografia. In questa edizione interverranno Enzo Moscato, Iaia Forte, Irene Gianeselli, Laura Piazza, Andrea Renzi.


L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti. Si suggerisce la prenotazione tramite mail a felicimolti@gmail.com

PROGRAMMA

Lunedì 16 settembre 2019

Ore 18.00

Da una Festa a un Compleanno incontro con la drammaturgia di Enzo Moscato


Enzo Moscato, attore, autore e regista è tra i capofila della nuova drammaturgia napoletana con un teatro scritto e interpretato in forme coraggiosamente inconsuete; è considerato l’interprete di un nuovo teatro di poesia, che riconosce i suoi ascendenti non solo nei grandi autori e compositori napoletani, ma in Artaud, in Genet, nei poeti maledetti di fine secolo, in Pasolini; una lingua arcaica e modernissima, un plurilinguismo tutto suo che lo hanno imposto all’attenzione della critica e del pubblico non soltanto italiani, costellando un percorso artistico tra i più originali e anomali del panorama teatrale italiano, fitto di numerosi e prestigiosi premi e riconoscimenti: Premio Riccione per il Teatro 1985, Premio IDI 1988, Premio UBU per il Teatro 1988 e 1994, Premio della Critica 1991, Biglietto d’Oro AGIS 1991, Premio Internazionale di Radiofonia del Festival di Ostankino (Russia) 1994, Premio Annibale Ruccello e Premio Viviani 2002, Premio Franco Carmelo Greco 2004, Premio Pulcinellamente 2008, Premio Benevento Città Spettacolo 2009, Premio Napoli Cultura 2013, Premio Annibale Ruccello Città di Castellammare 2017 e Premio Ubu alla Carriera nel 2018.


Ore 20.00

Spiritilli di e con Enzo Moscato


Spiritilli è la storia dell’incontro dell’umano e del familiare con l’elemento mitico e favoloso che da sempre a Napoli abita i cuori e le case: storia di fantasmi che mentre visitano, arricchendole, le vite degli umili e dei diseredati, allo stesso tempo le stravolgono fino allo sconvolgimento catastrofico.

Enzo Moscato


Martedì 17 settembre 2019


Ore 17.00

La Poesia che il Mondo non cambia (Florestano Edizioni, 2019)

È la Poesia che cambia il Mondo o è il Mondo a cambiare la Poesia? Questa la domanda che pone Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante. Il saggio di Irene Gianeselli si basa sull’analisi del manoscritto morantiano (Mss. V. E. 1622) e dei Cahiers di Simone Weil studiati dalla poeta. Il mondo salvato dai ragazzini si presenta in tutto il suo nitore di manifesto. Nel maggio 2018, esattamente cinquant’anni dopo la pubblicazione, l’incontro con l’attore e regista Carlo Cecchi, amico ed erede di Elsa Morante, ha indicato una preziosa linea di studio del rapporto tra Weil e Morante ed ha rappresentato una testimonianza attorale per una analisi della resa scenica de La serata a Colono (di cui Cecchi fu protagonista nel 2013) parallela a quella poetica. Se Morante reagisce con il gioco favoloso e sapienziale della dissacrazione sacralizzante alla violenza dei nuovi poteri atomici per preservare una speranza iniziale destinata a spegnersi e ad essere letta con moderatismo, Pasolini non crede e non cede alla comodità dell’Angelo del Falsetto e rimane fedele alla sua sacralizzazione profanante. La riflessione sul ruolo dell’intellettuale organico nell’Italia della seconda metà del Novecento verso un nuovo millennio già segnato dal nuovo fascismo capitalistico, assorbe entrambi gli autori: la risposta pasoliniana in due parti (più una) raccolta in Trasumanar e organizzar si rivela come una critica letteraria onesta che riconosce i prodromi dell’opera morantiana nei suoi predecessori valorizzandone certo gli esiti e offrendo della questione del ’68 una disamina coerente e profonda.


Ore 20.00

Iaia Forte legge La Storia di Elsa Morante


«Quando ho letto La Storia ero molto giovane e mi è sembrato di capire per la prima volta cosa significasse la parola “Guerra”. Avevo sempre pensato che fosse una cosa terribile, ma non avendone esperienza non comprendevo veramente ciò che poteva provocare. Invece i destini di Useppe, Ida, Ninnuzzo, i cani, Carlo, i gatti, Roma, gli ebrei, i tedeschi, gli ultimi che hanno difficilmente voce si sono iscritti profondamente nella mia memoria. La Morante è riuscita a farmi com-patire tutto ciò che veniva mutilato, la città come il corpo e la psiche degli esseri umani, raccontandomi un mondo doloroso e smembrato con un amore profondo che non diventa mai sentimentale. C’è in questo romanzo un’epica dell’umano così intensa, da renderlo un vero romanzo politico. Mi conforta poterlo leggere in pubblico, ritengo che in un momento come quello attuale, in cui si tende a rimuovere ogni memoria, sia doveroso dare voce alla nostra migliore letteratura. È il mio contributo morale, ed ora più che mai credo che un atto morale sia un piccolo atto politico.»

Iaia Forte


Mercoledì 18 settembre 2019


Ore 16.00

Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini (proiezione)


«In Accattone non c’è mai un’inquadratura in cui si veda una persona di spalle o di quinta; non c’è mai un personaggio che entri in campo e poi esca di campo […]. Il mio gusto cinematografico non è di origine cinematografica, ma figurativa. Quello che io ho in testa come campo visivo, sono gli affreschi di Massaccio, di Giotto, che sono i pittori che amo di più, assieme a certi manieristi (ad esempio, il Pontormo). E non riesco a concepire immagini, paesaggi, composizioni di figure al di fuori di questa mia iniziale passione pittorica, trecentesca, che ha l’uomo come centro di ogni prospettiva».

P. P. Pasolini, Diario al registratore, in Romanzi e racconti, vol. II, Milano, Mondadori “I Meridiani”, 1998, p. 1845


Ore 20.00

Un pesciolino di Pier Paolo Pasolini con Irene Gianeselli


«Una donna e tutto ciò che significa essere donna e stare al mondo. Con una sensibilità rigorosa e sapiente, Pasolini abbozza un ritratto di signora borghese sul finire degli anni Cinquanta. Un ritratto che si avvicina mostruosamente, in senso latino, a ciò che siamo state e che diventiamo ogni giorno in una società che rifiuta il diritto alle declinazioni più varie della persona e nasconde l’intolleranza in comode forme del femminile (e del maschile) sempre meno libere e sempre più conformiste, controllabili. Una donna che ha trent’anni ma vorrebbe mostrarne diciotto pur di trovare un marito, una donna che si schianta nel suono di una zeta balbettato, una donna che non è l’esempio didattico di una possibile ribellione e non ha nessun facile uso e abuso da parte di un femminismo stantio e, ancora una volta, conformista. Insomma, una donna scandalosamente contraddittoria, imprendibile come quel suono balbettato che non può finire masticato tra i denti, a nutrire ovvietà sentimentalistiche e banalità di sorta. Una donna che però rivendica l’umanità e la esprime in un discorso appassionato che vibra come un atto politico a lungo represso. Una vittima che sa di essere vittima, ma anche una vittima che per resistere cerca di conformarsi fino all’estremo strappo finale privato perché tutto interiore ed umano, ma portato in scena e quindi, attraverso il teatro, reso cosa pubblica. Forse è lì, dove Pasolini finisce l’abbozzo, nei punti di sospensione, che si apre una soglia da varcare, quando l’imbecillità dell’ovvio e del dovuto cede finalmente il posto ad una consapevolezza non nuova, ma finalmente voluta, anche a patto di rifiutare uno status sociale storicamente definito in nome della propria identità tutta da ri-definire».

Irene Gianeselli


Giovedì 19 settembre 2019


Ore 17.00

L’acrobata dello spirito: i quaderni inediti di Orazio Costa (Titivillus, 2018)


Orazio Costa è l’ideatore del principale metodo di formazione per l’attore elaborato in Italia, il metodo mimico, impartito a generazioni di allievi in più di cinquant’anni di attività. Insieme all’importante pratica registica, esso è il tassello di una più generale riforma della scena. Lo studio di Laura Piazza si concentra sui quaderni inediti di Orazio Costa, conservati nel suo archivio personale, cogliendo dalla voce del maestro gli approfondimenti di un pensiero intorno all’essere uomo che fa l’attore, protagonista della riappropriazione della dimensione rituale della scena, cui è riservato l’officio della parola, il verso dell’uomo. Ripercorrendo fedelmente l’itinerario intellettuale e spirituale tracciato dal regista nei suoi scritti personali, si offre per la prima volta una via d’accesso diretta al metodo per quanti vogliano accostarvisi. L’umanesimo integrale proposto da Costa, nel libero confluire di istanze registiche e pedagogiche, viene ricostruito e valorizzato come uno dei principali anelli di congiunzione della sperimentazione italiana all’avanguardia europea.


Ore 20.00

La Notte di Dino Campana – Concerto di poesia dai Canti Orfici con Laura Piazza


«Si sceglie di dedicare al più grande lirico del Novecento un concerto di poesia per voce che celebri la multiforme prospettiva estetica dispiegata dal grande poeta toscano, autore di un unico libro, quel libro, i Canti Orfici, che doveva essere la giustificazione della sua vita. ​Con Campana, prendendo a prestito una felice osservazione del critico Emilio Cecchi, “si sentiva la poesia come se fosse una scossa elettrica, un alto esplosivo”. Il reading, di là dai numerosi motivi di fascinazione legati alla vicenda terrena del poeta folle, del manoscritto perduto, dell’amore senza riserve vissuto insieme a Sibilla Aleramo, punta soprattutto sull’eccezionalità della sua proposta poetica, della “regina barbara sotto il peso di tutto il sogno umano”».

Laura Piazza


Laura Piazza, interprete già di lungo corso della poesia campaniana, restituisce centralità alle parole del poeta notturno – ma anche della luce, del sole, dell’ardimento di vivere -. Ripercorrendo nella sua interezza il peregrinare tra paesaggi infernali e misterici, urbani e marini de La Notte, prima sezione in prosa lirica dei Canti Orfici, accompagnerà il pubblico nell’incontro con il grande poeta toscano e con un’opera che è la luminosa e terribile espressione della poesia nel suo farsi.


Venerdì 20 settembre 2019


Ore 16.00

Proiezione di Teatro di guerra (1998) di Mario Martone e incontro con l’attore protagonista Andrea Renzi. Andrea Renzi ha iniziato la sua attività teatrale molto presto, a quattordici anni, a Napoli. È socio fondatore delle compagnie teatrali Falso Movimento e Teatri Uniti cui è tuttora legato. Intensa la sua collaborazione con il regista Mario Martone con cui ricordiamo in particolare gli spettacoli Tango Glaciale e Riccardo II. Al cinema l’attore è stato diretto da Martone anche in Morte di un matematico napoletano (1992) e Noi credevamo (2010).


Ore 20.00

Andrea Renzi legge La neve del Vesuvio di Raffaele La Capria


«Ne La Neve del Vesuvio, una raccolta di racconti autobiografici il cui protagonista è Tonino, un bambino che viene descritto dai due anni fino al primo ginnasio nella Napoli degli anni ’30, lo stile di La Capria raggiunge un vertice di nitore, semplicità e trasparenza. “Mi interessavano quei momenti in cui mentre la vita scorre inavvertita, avviene per caso e all’improvviso la scoperta di una verità che ci tocca nel profondo e resta poi radicata nell’animo per sempre”, l’Autore stesso così argomenta le ragioni del suo libro. Gli eventi di questo piccolo romanzo di formazione sono le scoperte conoscitive che vanno formando la coscienza di Tonino: da quando scopre di vivere nel tempo, a quando scopre di essere uno e distinto e passa dalla pura sensazione alla parola. Una voce adulta racconta il suo sentire bambino e nel tessere il filo del passato e le figure che accompagnano la sua crescita – la madre, il padre, il professor Haberstumpfs – Tonino gradualmente si stacca dal suo mondo infantile e acquisisce la consapevolezza della perdita dell’infanzia e della sua totalità di visione. La voce di La Capria è una musica inconfondibile, ricchissima di infinite sfumature, di umorismo, di acutezze, di sottintesi, di indolenze, di malinconie, di colori. La sfida è darle corpo, abitare quelle parole, sognarle e immaginare cosa avviene nello spazio tra una parola e l’altra, e indagare i pensieri che vi sono dietro per portare dalla pagina all’oralità alcuni di questi straordinari racconti. Penso a una forma di teatro centrata, con chiarezza e semplicità, sulla pura relazione tra attore e spettatore. La Neve del Vesuvio, una neve fugace e meravigliosa come l’infanzia, ci spinge con leggerezza verso un essenziale contatto con la nostra parte infantile, una rara esperienza di equilibrio tra grazia e ragione, tra fantasia e verità».

Andrea Renzi


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